È un tema complesso: stando a stime molto approssimative, circa 100 000 sostanze possono migrare dagli imballaggi negli alimenti. Il 90 per cento non è aggiunto intenzionalmente, si tratta delle cosiddette «non intentionally added substances» (NIAS), l’analitica sta raggiungendo i limiti. Gregor McCombie, responsabile del reparto oggetti d’uso & gascromatografia presso il laboratorio cantonale di Zurigo, al posto dell’ottimizzazione degli imballaggi basata sul marketing propone un design intelligente: si tratta di rendersi conto del problema della migrazione di materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti (FCM), impedirlo dove è possibile, ridurlo nei limiti del possibile e utilizzare materiali da imballaggio già valutati.
Quali imballaggi preferisce personalmente quando fa la spesa?
Per me personalmente non è un problema affrontare rischi conosciuti. Quel che invece mi disturba è di non conoscere la portata del problema, ciò mi costringe a correre un rischio sconosciuto. È un salto nel vuoto! Vorrei pertanto incoraggiare l’industria a valutare il rischio rappresentato dai materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti e a individuare delle misure da adottare.
Da quali imballaggi migrano sostanze particolarmente numerose o particolarmente nocive?
Un altro esempio è il vetro che sembra inerte, il problema qui è rappresentato dai coperchi che nel caso dei barattoli per conserve sovente contengono polivinilcloruro (PVC). In particolare se il contenuto è oleoso, le sostanze migrano dai coperchi contenenti PVC. Sostanze indesiderate giungono pertanto negli alimenti, il superamento dei limiti è frequente. Possiamo immaginarci il PVC come una spugna: piena d’acqua è elastica, secca invece è rigida. Come plastificanti sono ammesse una ventina di sostanze. A contatto con prodotti contenenti olio questi plastificanti migrano come l’acqua di una spugna dal PVC nell’alimento mentre l’olio si sostituisce al plastificante nella struttura PVC.
Da dove si potrebbe iniziare per affrontare il problema della migrazione di sostanze dagli imballaggi negli alimenti?
Un problema è che la valutazione tossicologica delle sostanze è molto costosa. Dovrebbe essere possibile utilizzare un numero inferiore di prodotti chimici analizzati accuratamente in modo da ridurre la complessità del sistema degli imballaggi. Delle 5000 sostanze ammesse per la produzione di inchiostri ne sono state valutate solo poche centinaia. Anche la ricerca e l’analitica ambientale dovrebbero occuparsi maggiormente del tema degli imballaggi.
Quali sono secondo lei le possibilità per l’imballaggio di prodotti bio?
Che cosa consiglia ai licenziatari di Bio Suisse riguardo ai materiali da imballaggio?
Quale tipo di imballaggio utilizzeremo tra vent’anni?
Link di approfondimento:
- NBFF-Vortrag: Migration aus Verpackungsmaterialien in Nahrungsmittel, ein unterschätztes Risiko. Kann Bio wegweisend werden? Hier das PDF herunterladen
- NZZaS-Artikel vom März 2017